Visione Politica
“Noi abbiamo un sistema che non copia le leggi degli altri. Più che imitare gli altri, siamo noi di modello per qualcuno. Questo sistema si chiama democrazia perché non coinvolge nell’amministrazione poche persone, ma la maggioranza dei cittadini. Nelle controversie private, tutti hanno gli stessi diritti davanti alla legge; l’autorità si conquista in base al prestigio; nelle cariche pubbliche non si è preferiti in base al Partito di appartenenza, ma in base al merito; se uno può giovare alla città non è scartato né per la povertà né per l’oscurità dei natali.[…] Noi che trattiamo serenamente i nostri affari privati, quando si tratta della vita pubblica, abbiamo una forte repulsione per l’illegalità. Siamo obbedienti a coloro che di volta in volta si susseguono nel governo e rispettiamo le leggi, anche quelle non scritte, la cui trasgressione, per universale consenso, disonora chi non le rispetta. […] Da noi è possibile che le medesime persone si occupino sia dei loro affari privati, che delle questioni pubbliche, ma anche quelli che svolgono solo attività private conoscono perfettamente i problemi politici: chi si disinteressa completamente della politica è da noi giudicato non come persona pacifica, ma come persona inutile. […]” Il Discorso di Pericle, Tratto da La Guerra del Peloponneso, Tucidide, Storie, II, 37, 430 a.C.
Premessa
Il Discorso di Pericle pronunciato nell’antica Atene nel 430 a.C, è, straordinariamente, di grande attualità. Esso esprime i principi di una Democrazia che, paradossalmente, ancora oggi resta una ambizione politica. Il Movimento Futuro Italia intende partire proprio da quella realtà esemplare, per dare finalmente compiutezza ad un vero progetto di Democrazia e al senso di “responsabilità politica” in esso contenuto.
Il linguaggio
Il Movimento Futuro Italia vuole parlare un linguaggio nuovo. Un linguaggio in cui si possano rinvenire costantemente parole come “etica”, “fiducia”, “responsabilità”, “solidarietà” e “sviluppo integrale dell’uomo”. Un linguaggio che punti ad un cambiamento radicale e ad una profonda ricostruzione del Paese: fisica, morale e politica. Il Movimento Futuro Italia intende far comprendere cosa sia realmente la “democrazia”, con la costruzione di un modello di vita realmente sostenibile, anche grazie all’aiuto, all’esperienza e alla buona volontà di uomini e donne delle precedenti generazioni che intendano mettere a disposizione il loro know how a sostegno di questo cambiamento.
La responsabilità politica
Il Paese sta vivendo una fase di profonda stanchezza sociale, politica e progettuale. Avvertiamo un progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica e dalle responsabilità civiche. Assistiamo a reazioni generalizzate verso stereotipi del passato, verso continue strategie di divisione o, peggio ancora, verso forme indotte di anarchismo sconsiderato. Il Movimento Futuro Italia vuole porre fine a queste derive e risvegliare in ogni singolo cittadino quella capacità di mobilitazione indispensabile ad una vera riscossa dell’Italia. Chiediamo a ciascun cittadino di farsi parte diligente del cambiamento, impegnando il proprio destino in una prospettiva di sviluppo sociale. Chiediamo ad ognuno di impegnarsi , in modo autonomo e responsabile, al raggiungimento degli obiettivi proposti dal modello democraticamente scelto. Il cittadino deve tornare ad essere il protagonista del futuro del nostro Paese. Ed anche i concetti di “coerenza” e di “responsabilità politica” devono essere concreti e costituzionalmente sanciti: il parlamentare deve rispondere del proprio operato ai suoi elettori ed ai cittadini che rappresenta. Solo in questo modo la politica e la società potranno riavvicinarsi.
L’Identità Italiana
Il Movimento Futuro Italia intende ridisegnare l’identità del popolo italiano, perché sia immediatamente riconoscibile, ovunque e da chiunque. Una nuova identità italiana, più conforme all’attuale contesto storico, ma che rievochi il nostro bagaglio culturale in maniera inequivocabile, con orgoglio e dignità. Per fare questo, abbiamo bisogno di creatività, ovvero dell’estro, della genialità e dell’ispirazione di chiunque intenda cimentarsi nel perseguimento di questo obiettivo.
Un nuovo “Rinascimento Italiano”
Il Movimento Futuro Italia intende promuovere un nuovo “Rinascimento italiano”, attraverso una autentica classe dirigente, le cui pulsioni democratiche abbiano a cuore il bene comune e non più quello dei soliti pochi eletti. Questo movimento culturale e di idee dovrà indurre un’alleanza democratica tra tutte le forze politiche rivolte all’attuazione del bene comune ed alla salvaguardia dei diritti dell’uomo, in Italia, in Europa e nel mondo intero.
Un Partito “popolare”
Il Movimento Futuro Italia esprime una nuova idea di aggregazione politica, una sorta di rinnovato Partito popolare, dove per “popolare” si intende il diritto di cittadinanza di tutti, nel rispetto della dignità di ciascuno. Un Partito non classista, non elitario, non populista, radicato in ogni presenza umana e sociale. Un Partito capace di adottare criteri di giudizio, finalizzati ad un’azione di riscatto sociale, basati sulle esperienze del passato e, contestualmente, portatori di linguaggi innovativi imposti dalla contemporaneità. Un Partito in grado di rivolgersi indistintamente a tutti i ceti e a tutte le categorie sociali, e che abbia al proprio interno la linfa necessaria ad alimentare il futuro delle nuove generazioni. Un Partito la cui impostazione promuova quell’idea di “uguaglianza coerente” che manca al nostro vissuto e che la nostra storia ci ha dimostrato essere, fino ad oggi, solo un’utopia: tutti coloro che l’hanno promulgata, infatti, l’hanno resa in concreto il contrario di quello che avrebbe dovuto essere, creando mercati aperti solo alla competizione estrema, agli oligopoli ed ai monopoli e regolati dalla legge del più forte. Questi mercati non hanno mai distribuito equamente le opportunità e le occasioni di progresso che la storia ha offerto e, soprattutto, non hanno mai sperimentato vere prassi di ridistribuzione, di welfare e di promozione dei beni e dei servizi comuni.
La dignità del lavoro
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Il primo articolo della nostra Costituzione dovrà essere il fulcro centrale della rinascita del nostro Paese. Il Movimento Futuro Italia vuole restituire la dovuta priorità e dignità al lavoro, nella molteplicità dei suoi aspetti e dei suoi protagonisti, dal lavoratore autonomo, all’imprenditore, al lavoratore subordinato. Questa rivendicazione deve sostenere la dignità del lavoro in sé, rispetto alle rendite ed ai privilegi. Il concetto di “dignità del lavoro” impone la ristrutturazione di tutte le sue regole, a partire dalla distinzione tra lavoro pubblico e privato, autonomo e non. In un mondo globalizzato, in cui l’economia subisce veloci cambiamenti, occorre un mercato del lavoro altrettanto flessibile, che risponda a concetti di responsabilità e meritocrazia a tutti i livelli.
Un Partito etico
Il Movimento Futuro Italia è di stampo squisitamente laico, non ha connotazioni religiose o ideologiche. Nelle nostre scelte, i valori e le convinzioni di ordine filosofico o religioso hanno uguale dignità. La grande responsabilità politica sarà quella di promuovere decisioni pubbliche capaci di esprimere una visione etica delle istanze che provengono dalle coscienze di tutti. Una visione etica integrata e rinnovata che determinerà un’evoluzione dell’azione politica, soprattutto nella sfera dei diritti civili: questioni che prima erano ricondotte solo ad una dimensione di etica pubblica o di principio religioso saranno rimesse alla coscienza, alla libertà ed alla responsabilità della persona. D’altro canto, i cambiamenti che il contesto della globalizzazione ci impone quotidianamente, fanno sì che ciascuno debba necessariamente riflettere sulla natura etica delle proprie azioni e sulla portata delle loro conseguenze in ogni campo, non solo nell’ambito del diritto. I concetti relativi all’integrità personale, familiare e sociale sono oggi in forte mutamento. E tuttavia, quando la politica è chiamata ad avvicinarsi ai temi cruciali della persona e della condizione umana, occorre riferirsi ad un umanesimo integrale basato sulla natura cristiana e laica radicata nella nostra cultura politica che, pur nella libertà dei singoli, non consenta di creare una normativa in contrasto con le leggi naturali e con l’etica predominante.
La necessità di uscire dalla crisi
Una nuova progettualità sociale, politica ed economica, basata sulla riscoperta dei nostri valori, ci consentirà di uscire dall’interminabile crisi che attanaglia l’Italia e di dare un taglio nuovo al futuro del nostro Paese. Come si evince dal numero di fallimenti delle imprese, dal numero di disoccupati reali e dall’aumento incessante della disoccupazione giovanile, la crisi non è un fattore solo “psicologico”, ma è reale e concreta e, purtroppo, non è alle nostre spalle. A causa della crisi e della mancanza di etica nella conduzione politica del nostro Paese, l’Italia sta perdendo il ruolo trainante, proprio di ogni Paese fondatore dell’Unione Europea. Di conseguenza, i processi di innovazione e di investimento che tutti auspicavamo, rischiano di essere completamente bloccati ed azzerati. Di qui l’urgenza di applicare i necessari correttivi, altrimenti saremo costretti a vivere una lunghissima stagnazione economica: una nuova fase di crisi della finanza pubblica, vincolata agli andamenti dei partners europei ed internazionali che detteranno, sempre di più, l’agenda della crescita economica, lasciandoci spettatori inerti di realtà estranee alla nostra cultura economico-finanziaria. Dobbiamo immediatamente stimolare l’economia reale e incentivare le nostre capacità produttive, impresa e lavoro, anche attraverso misure temporanee, purché effettive e tangibili.
Protagonisti attivi contro la crisi
La crisi economica che stiamo vivendo, scatenata dalla finanza creativa, trova origine in politiche economiche squilibrate, radicate sull’idea che la ricchezza smisurata di pochi possa fare da locomotiva per tutti. Un’idea che, non solo, non ha cambiato alcun rapporto di velocità, ma che ha contribuito ad aumentare la polarizzazione sociale, facendo sì che il ricco diventi sempre più ricco ed il povero sempre più povero. La conseguenza è che adesso, dagli Stati Uniti alla Cina, sono tutti costretti a cercare nuovi equilibri tra economia e società, con una seria azione politica; ad inventare schemi di sviluppo più adeguati ai rispettivi mercati interni; a sviluppare un’attenzione mirata alla sostenibilità dei beni collettivi ed ambientali, al cui interno si trova potenzialità di produzione e di lavoro. Dal canto nostro, noi vogliamo esprimere l’impegno politico a far sì che in una crisi, che non sarà né breve né indolore, si può comunque creare un progetto sociale ed economico sostenibile, attraverso un cambiamento condiviso, che arresti la regressione strutturale del nostro sistema, sul piano culturale e ideologico. Dobbiamo portare l’interesse pubblico sui luoghi della crisi. Vogliamo incontrare ed affiancare i protagonisti passivi della crisi: i lavoratori, gli imprenditori, le organizzazioni del terzo settore, i giovani disoccupati, per dare a tutti la speranza di un futuro diverso. In assenza di tali azioni corriamo il rischio di derive totalitariste e sbocchi politici che oggi non possiamo né prevedere né immaginare.
Redistribuzione dei redditi, mobilità sociale, etica
Il recupero della nostra dignità nazionale passa attraverso la soluzione di tre questioni fondamentali: l’iniqua distribuzione dei redditi e dei patrimoni, l’assenza di mobilità sociale in termini di sviluppo del Paese e la mancanza della coscienza del rispetto delle regole, cioè la mancanza di etica. La ricchezza mal distribuita fra ceti e sul territorio si accompagna ad un impoverimento dei ceti medi e bassi. Alla riduzione sul PIL dei redditi da lavoro, sempre più occasionali e precari ed a rischio di improvvisa scomparsa, non corrisponde alcuna prospettiva di ripresa degli investimenti. Questi fenomeni, comuni a tanti paesi, da noi sono più accentuati. Peraltro, sono proprio i ceti più indeboliti dalla crisi che si stanno facendo carico della precarietà, del disordine, di un’immigrazione che preme sul più basso livello di reddito. Su tutto questo incide, inoltre, l’indebolimento del reddito delle famiglie sempre meno autosufficienti. Questo scenario ha agevolato la lotta fra i poveri a vantaggio delle mafie. Se non si coglie questo, non si coglie la sostanza di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese e, soprattutto, non si capisce che cosa sia e cosa debba fare un Partito che si dica popolare. Contestualmente, il naturale innalzamento delle barriere difensive nelle fasi critiche, aggrava i tradizionali assetti corporativi, relazionali e clientelari, creando una ricerca spasmodica del protezionismo, che imprigiona le energie economiche e zavorra le prospettive delle nuove generazioni. E ancora, la mancanza di coscienza del rispetto delle regole fa sì che ciascuno si senta in diritto di fare ciò che vuole, senza tener conto del limite che esiste tra libertà e licenza, dando vita a quegli eccessi che distruggono le piazze e i monumenti, che incendiano i cassonetti, e che portano anche alla sommossa ed all’assassinio. Dobbiamo tornare alla certezza del diritto, come regola da rispettare, ma soprattutto come coscienza del rispetto delle regole che una società si dà per vivere in modo equilibrato.
Sobrietà della politica
Il nostro impegno sostiene la riscossa civica, anche sul tema della sobrietà della politica e della necessità di contenerne i costi. Non vogliamo riproporre banali concetti di qualunquismo, populismo e di anti-politica. Intendiamo, invece, confrontarci con i costi medi delle funzioni politiche dei principali Paesi europei. Si tratta di un parametro semplice e oggettivo che riteniamo possa essere applicato efficacemente. L’esperienza ci ha insegnato che nonostante gli slogan elettorali, il contenimento dei costi della politica non è mai stato considerato una priorità per il Paese. Per noi, invece, cultura, responsabilità ed etica politica sono imperativi che impongono revisioni anche costituzionali, per eliminare privilegi anacronistici che non rispondono più alla coscienza dei cittadini.
Riscoprire l’unità nazionale
Il Movimento Futuro Italia propone il superamento della dicotomia Nord/Sud del Paese, una distinzione che dovrà tornare ad assumere una sola valenza geografica. I ceti produttivi non dovranno più identificarsi con il solo Nord del Paese. Occorre superare una volta per tutte la “Questione meridionale” che, dal lontano ‘800, è motivo di separazione, disprezzo ed insulto a persone dotate di capacità intellettuali e anche di forti motivazioni imprenditoriali, che sono state e continuano ad essere l’orgoglio del nostro Paese. In un mercato ormai globalizzato, la localizzazione senza una vera unione di forze sarà perdente. Le esigenze di modernizzazione del Paese manifestate dal Nord, anche con vane rivendicazioni di autonomia, devono far scattare dinamiche integrative di sviluppo condiviso con le aree più depresse dell’Italia, laddove si annidano grandi potenzialità, che si devono tramutare in sicurezza sociale, certezza dei processi amministrativi e buon funzionamento della giustizia. Dobbiamo pensare ad una stagione di modernizzazione che liberi le energie potenziali del sud e le integri con il nord del Paese. La parola “Mezzogiorno”, oggi male interpretata, dovrà esprimere nuove proposte, provenienti da una nuova generazione di protagonisti. Gli investimenti al sud dovranno essere garantiti e non razziati, trafugati e dissolti, e la loro ripartizione dovrà essere basata su meccanismi che premiano chi raggiunge elevati standard di servizi, soprattutto nel settore dei servizi alla persona. Tutto questo può essere realizzato attraverso piani nazionali di sviluppo sui beni collettivi: acqua, trasporti, sanità e ambiente. La discontinuità che proponiamo sta nel presentare un progetto aggregante di governo del Paese, anche con la costruzione di nuove alleanze basate sulla condivisione di principi etici e di responsabilità politica.
Un modello parlamentare rafforzato
La nostra leadership non tenterà mai di anteporre la conquista del consenso alle regole, di imporre un pensiero unico, totalizzante e cristallizzato. Il nostro Partito utilizzerà il consenso per conseguire risultati di governo utili alla ripresa del Paese. Il quadro di alleanze che stabiliremo deriverà da un percorso politico e programmatico, avviato in un contesto di progettualità propositiva, nel rispetto di principi etici basati sul rispetto della dignità dell’uomo e sulla promozione del bene comune. Il primo grande ambito nel quale proponiamo il confronto è quello della democrazia: istituzioni, regole, meccanismi elettorali, strutture di governo territoriale. Riteniamo vada interrotta la commistione che esiste di fatto fra modello presidenziale e modello parlamentare, senza soluzione di continuità fra Governo e Parlamento. Noi siamo fedeli all’originaria struttura costituzionale del nostro sistema che vede in una democrazia parlamentare, in cui i poteri sono equamente ripartiti, il miglior sistema istituzionale. Un sistema parlamentare a cui certamente vanno apportati correttivi congiunturali, connessi al cambiamento del Paese che tuttavia non devono intaccare l’equilibrio, l’autonomia e la delimitazione dei poteri. Le ingerenze tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere assolutamente interrotte e scongiurate. Il funzionamento di ciascun potere deve essere autonomo, ma correlato agli altri dalla figura, ancora oggi di grande vanto per il sistema italiano, del Presidente della Repubblica. In considerazione del sistema politico italiano e della sua tradizione, il Movimento Futuro Italia predilige un modello parlamentare rafforzato e razionalizzato. Non accettiamo, pertanto, le proposte, già avanzate in sedi culturali e parlamentari, di un irrobustimento dei poteri dell’Esecutivo e del controllo del Parlamento. Irrobustire i poteri del Governo e del suo Presidente del Consiglio significa indirizzarsi verso una deriva totalitaria che, pur se non visibilmente impositiva come lo fu nel secolo scorso, sarebbe altrettanto coercitiva, perché esercitata attraverso nuovi sistemi, più subdoli e sofisticati, figli dello sviluppo tecnologico, nel campo dell’intelligenza artificiale. La legge elettorale dovrà essere coerente con questa forma parlamentare, perseguendo un buon equilibrio fra rappresentanza, stabilità e governabilità. Dovrà muoversi in un contesto in cui tutti i gruppi politici, in grado di rappresentare una parte importante del Paese, trovino collocamento sulla base di una percentuale di sbarramento e di un preliminare accordo fra le forze ammesse, che permetta all’elettore di avere una visione indicativa del quadro di alleanze e soprattutto della loro stabilità. Siamo interessati a ricercare per le vie parlamentari un percorso di riforma delle istituzioni e contribuiremo a questo percorso, promuovendo un confronto con tutte le forze politiche all’interno ed all’esterno del Parlamento. A questo grande ambito della democrazia vogliamo affiancare con intenti etici, la ricerca di una convergenza politica e programmatica sui temi economici e sociali perché l’esigenza di proporre soluzioni sulle concrete condizioni di vita dei cittadini, è un’istanza urgente non ulteriormente differibile.
Una “leadership di servizio”
Organizzeremo strutture aperte alla partecipazione e alla discussione politica per chiunque intenda aderire al Movimento, con atteggiamento libero e condividendone i principi etici. Non siamo interessati a meccanismi di leadership mediatica o comunicazionale: chiunque voglia far parte del Movimento deve impegnarsi in un percorso di formazione di etica politica che prepari ad una “leadership di servizio”, quella che la nostra classe dirigente sarà chiamata ad espletare. Un percorso formativo per approfondire conoscenze e competenze, necessarie per essere parte attiva nei gruppi dirigenti del Partito. Non vogliamo un Deus ex machina, perché la sovranità appartiene agli iscritti che la delegano agli elettori, in determinate occasioni e sulla base di regole certe. E un’efficace apertura agli elettori da parte del Movimento è possibile solo se c’è un radicamento organizzativo sul territorio, nelle istituzioni, nei luoghi di studio e di lavoro. La rappresentanza politica deve tenere conto della dimensione territoriale. I candidati devono essere selezionati sul territorio ove si sono formati, oltre ad avere le competenze richieste per essere classe dirigente. Qualunque sia il sistema elettorale scelto per il parlamento nazionale, la maggioranza dei candidati deve essere determinata dai livelli territoriali con metodo democratico, perché il flusso fra esperienze territoriali e nazionali è l’unico meccanismo fisiologico per procedere alla selezione delle classi dirigenti e al loro rinnovamento anche generazionale. La scelta dei candidati alle cariche monocratiche dovrà avvenire mediante consultazioni fra gli iscritti, che coinvolgano tutti gli elettori che ne vogliano far parte, anche se non iscritti al Movimento. Una soluzione etica, ma anche un’occasione per costruire nuove forme di partecipazione, di coinvolgimento e di relazione organizzata fra Partito ed elettori, in un ambito di vera dialettica politica. I nostri eletti, consapevoli di svolgere attività politica al servizio del Paese, trattengono per sé solo gli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta, pari all’importo lordo della propria attività professionale, espresso nell’ultima dichiarazione dei redditi. L’importo residuale annuo degli emolumenti che derivano dalla carica ricoperta è versato alla tesoreria del Partito che utilizza tali fondi, in uno a qualsiasi altra forma di finanziamento ricevuto, per realizzare progetti pubblici e sociali di rilievo, e per sostenere le articolazioni sul territorio.
Un Movimento pluralista
Nel rispetto del pluralismo congressuale, ogni organo dirigente, dal livello provinciale a quello nazionale, deve essere formato da rappresentanti designati dai livelli sottostanti. Il Movimento Futuro Italia è pluralista perché espressione dei confronti avvenuti in sede congressuale. Il Movimento è promotore di una cultura etica della politica che si alimenta nella ricerca e nel dibattito critico, nella coscienza del rispetto delle regole e vive in osmosi con l’articolato mondo dell’intellettualità democratica. Sulla base di questi presupposti, chiunque entri a far parte del Movimento deve impegnarsi in una lettura critica della società, deve stimolare il Partito a produrre formazione di etica politica, deve vivere un rapporto interattivo con le forze intellettuali, finalizzato alla crescita armonica di tutti i partecipanti. L’impegno si sviluppa anche sotto il profilo della comunicazione, dell’analisi politica, della ricerca sociale. Ma anche della diffusione dei principi etici che garantiscono il corretto comportamento personale, sociale ed istituzionale, capace di rigenerare il rapporto di fiducia con gli elettori, da troppi anni completamente sconnesso. Nel nostro Paese esistono risorse enormi organizzate in associazioni e fondazioni, con cui intendiamo avere un rapporto stabile. Il Movimento Futuro Italia, in quanto comunità di persone – donne, uomini e gruppi sociali – promuove processi di socializzazione sempre più ampi. Il Movimento assume forme organizzate, flessibili, temporanee, permanenti e associative proprio per garantire i rapporti con le organizzazioni sociali, del lavoro, dell’impresa, dei consumatori, del volontariato. Il Partito organizza il flusso della comunicazione e dei social network in maniera bottom-up, dal basso verso l’alto, e in maniera uniforme, affinché ogni sede divenga un nodo del network on-line. Ad ogni livello il ruolo di direzione del Partito e di leadership istituzionale deve esser tenuto distinto, per evitare conduzioni personalistiche. Il Partito non contempla automatismi fra ruoli di direzione del Partito e candidature a compiti istituzionali, tranne che per il Segretario nazionale che, nella competizione elettorale, ha la responsabilità di assumere la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri e di proporre la compagine di governo, già predisposta e concordata tra i vari organismi del Partito. Sulla base di queste indicazioni, è indispensabile richiamare anche il principio di alternanza: ciascun candidato del Partito, compreso il Segretario nazionale, deve rispettare il principio dei due mandati, lasciando il proprio posto ai successori. Ciò è indispensabile perché un Partito non può identificarsi in un solo uomo, né in un solo un fine: un partito è uno strumento per promuovere cambiamenti utili alla vita collettiva che è sempre in divenire, quindi bisognosa di soluzioni aggiornate, che possono essere introdotte solo da uomini nuovi, portatori di nuova linfa ed originalità.